INTRODUZIONE
AL NUOVO TESTAMENTO
AL NUOVO TESTAMENTO
La seconda parte della Bibbia è stata chiamata, fin dal II secolo, «Nuovo Testamento» (NT): è la parte tipicamente cristiana, scritta in greco, assente dalla Bibbia ebraica. La sua presenza accanto all’Antico Testamento (AT) non è ovvia: non lo sostituisce, ma non è neppure una semplice aggiunta; si presenta come testimonianza di fatti nuovi e di nuove parole che portano a compimento i fatti testimoniati nell’AT. Questo non è semplicemente conservato, ma collocato in una prospettiva ulteriore, quella cristiana.
Sin dai primi decenni dopo la morte e la risurrezione di Gesù, in occasioni e maniere diverse, alcuni discepoli hanno scritto alcuni loro ricordi, così come li comprendevano allora e come volevano farli capire ai nuovi discepoli; oppure hanno formulato alcune riflessioni circa la realtà cristiana. Da quei loro scritti è nata una raccolta che presto fu intesa come nuova e definitiva tappa della Bibbia. Per comprendere, a grandi linee, la fisionomia del NT toccheremo qui quattro argomenti: l’ambiente, il canone, il contenuto e il testo.
L’AMBIENTE. Gesù vive nella Palestina ebraica. Lì la situazione è ancora segnata dal trauma dell’esilio (VI sec. a.C.) e dalle sue conseguenze. Il popolo d’Israele conserva la sua fede in Dio, la fedeltà alla Legge rivelata, la speranza di una salvezza privilegiata… ma vive mortificato: sempre meno sperimenta autonomia e potere; sempre più avverte la pressione politica, culturale e religiosa di altri popoli più potenti. Al tempo di Gesù, il paese è sotto il dominio dei Romani e sotto l’influsso della mentalità greca sempre più diffusa. I capi non sono personaggi di grande rilievo; varie correnti religiose (farisei, sadducei, ecc.) hanno maniere diverse di concepire la fede e la speranza. Gesù non è compreso, fino al punto da venir eliminato come un fanatico e un disturbatore del fragile equilibrio esistente. Solo pochi credono che egli sia il Messia promesso e atteso. Eppure, dopo la croce, i suoi discepoli parlano: ripetono i gesti e l’insegnamento di Gesù, raccontano la sua morte, testimoniano la sua risurrezione, affermano che egli è vivente. Senza coordinazione, con scopi e forme differenti, qualcuno scrive lettere, altri raccolgono insegnamenti di Gesù: da queste raccolte si svilupperanno i vangeli, che hanno fra loro molte somiglianze. Noi oggi spesso non siamo molto sicuri circa gli autori e le date; tuttavia sappiamo che tutto il NT nasce per opera dei principali discepoli (gli apostoli) e di loro collaboratori, in un arco di tempo che corrisponde più o meno alla seconda metà del I sec. d.C.
IL CANONE. Questo termine indica l’elenco degli scritti che i credenti considerano parte del NT e quindi «Parola di Dio». Nei primi tempi il canone rimase un po’ vago, non ben determinato: la Bibbia dei primi cristiani era ancora soltanto l’AT. Ma presto, negli anni 150-200 d.C., si prende coscienza che stava sorgendo un NT con un’importanza e un’autorità spirituale parallele a quelle dell’AT. Così 27 scritti vennero considerati testimonianze autorevoli dei fatti e delle parole che stanno all’origine della fede cristiana. Venne fissato il loro elenco e a poco a poco fu riconosciuto da tutti i cristiani (almeno dal V secolo).
Certo, c’erano anche scritti cristiani che non facevano parte del «canone», pur presentandosi come vangeli, atti, lettere o apocalissi: non poche volte si tratta di scritti fantasiosi, o anche eretici; la chiesa antica non riconobbe loro lo stesso valore spirituale e normativo dei libri canonici; anzi, li chiamò «apocrifi».
Essi non sono accolti come punto di riferimento per la fede. Inoltre, esistono anche testi antichi, autorevoli, edificanti, molto usati dai credenti (vedi per esempio la «Didaché», il «Pastore» di Erma,…) ma che non sono direttamente collegati con gli apostoli: sono i primi esempi della futura letteratura religiosa del cristianesimo antico.
IL CONTENUTO. Il NT si apre con i quattro vangeli che sono il racconto della vita di Gesù, riferiscono il suo insegnamento, le opere da lui compiute, la sua morte e la sua risurrezione. La caratteristica principale dei primi tre vangeli (quelli di Matteo, Marco e Luca) è questa: presentano sorprendenti somiglianze e, in alcuni casi, vere e proprie coincidenze. Sono chiamati vangeli «sinottici» in questo senso: danno la possibilità di abbracciare il loro contenuto con un unico sguardo. Questa visione d’insieme è facilitata se i passi che trattano gli stessi argomenti (passi paralleli) sono stampati fianco a fianco nelle «sinossi dei vangeli».
Malgrado le somiglianze, ogni vangelo conserva la sua inconfondibile fisionomia e offre un suo inconfondibile contributo all’intero messaggio del NT. Questo vale specialmente per il quarto vangelo, quello secondo Giovanni, che mette in luce alcuni aspetti centrali della persona di Cristo e ne propone una meditazione profonda.
Ai vangeli seguono gli Atti degli Apostoli: quasi un «diario» - diremmo oggi - della vita della prima comunità cristiana e dell’attività degli apostoli principali con i loro collaboratori.
Vengono poi, nell’ordine, le lettere di Paolo, che però furono i primi scritti del NT: Paolo infatti morì prima che gli evangelisti scrivessero i vangeli. Queste lettere, nello stile del tempo, espongono e sviluppano diversi aspetti della fede, e dicono come questa deve tradursi nella vita delle comunità cui sono dirette.
Alcune lettere del NT, pur essendo tradizionalmente attribuite all’apostolo Paolo, forse o probabilmente sono nate dall’attività di qualche discepolo posteriore; è il caso, per esempio, delle lettere dette «pastorali».
Seguono ancora, nell’ordine, la lettera agli Ebrei, che è un appello a rimanere fedeli a Gesù, l’unico vero Messia e mediatore; e le lettere chiamate «cattoliche», cioè «universali», perché non sono dirette a una comunità particolare, ma affrontano temi e problemi che riguardano le comunità post-paoline in generale.
L’ultimo libro del NT, l’Apocalisse, si stacca dai precedenti perché il suo autore, con potente simbolismo, guida il nostro sguardo sulla fine dei tempi, in base a quanto gli ha rivelato Cristo, centro della storia.
È fuori di dubbio che nel NT si incontrano differenze anche notevoli di stile e di contenuto, perché raccoglie ventisette scritti (comunemente chiamati libri) e c’è in essi, nell’arco di cinquant’anni, la mano di una dozzina circa di autori. Eppure il NT (e questa è la sua singolare originalità) si incentra tutto su un solo motivo: l’amore di Dio per gli uomini rivelato nella persona di Gesù Cristo. Le sue pagine non sono che variazioni del medesimo tema, come in una sinfonia.
IL TESTO. Come per l’AT, anche per il NT nessuno dei manoscritti originali si è conservato. Sono giunte a noi molte copie, più o meno ampie, più o meno antiche, chiamate «papiri» (secoli II-III) o «pergamene» (dal secolo IV) secondo il materiale usato. Sono oltre 5.000 i manoscritti del NT oggi conosciuti, che contengono parti più o meno ampie del suo testo. Nessuna opera classica delle antiche letterature (ad esempio quella greca o quella latina) possiede una documentazione paragonabile a questa.
Non tutte le copie sono identiche. Molte differenze sono facili da capire: sono errori di trascrizione o modifiche intenzionali. In alcuni casi (poche centinaia) gli studiosi discutono la ricostruzione del testo primitivo. E soltanto poche decine sono le frasi dove una differenza può modificare seriamente il significato.
I versetti che qui sono indicati tra parentesi quadre [ ] mancano in molti manoscritti antichi del NT.
L’asterisco (*) che è messo davanti ad alcune parole rinvia alla spiegazione data nel «Piccolo Dizionario Biblico» qui contenuto in appendice.
Il segno (∆) che precede un termine o un insieme di termini rinvia alla relativa nota a piè di pagina, identificata dal numero del capitolo e del versetto cui si riferisce.
Un testo in corsivo indica un’esplicita citazione dell’Antico Testamento.