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CEI 2008 - Antico Testamento - Libri Sapienziali - Siracide - 38

Siracide

38 Onora il medico per le sue prestazioni,
perché il Signore ha creato anche lui.
38,1-15 Il medico e la medicina
Sorprendente è l’apertura del Siracide nei confronti della medicina, vista come dono di Dio e manifestazione della sua provvidenza. La mentalità corrente, che attribuiva allora la malattia al peccato, sollecitava più il ricorso alla preghiera che alla medicina.
Il testo ebraico reca: “Fatti amico il medico per le sue prestazioni”.
2Dall'Altissimo infatti viene la guarigione,
e anche dal re egli riceve doni.
3La scienza del medico lo fa procedere a testa alta,
egli è ammirato anche tra i grandi.
4Il Signore ha creato medicamenti dalla terra,
l'uomo assennato non li disprezza.
L'acqua non fu resa dolce per mezzo di un legno,
per far conoscere la potenza di lui?
38,5  L’acqua… fu resa dolce: allusione all’episodio narrato in Es 15,23-25, dove Mosè gettò nell’acqua un legno per rendere potabili le sorgenti di Mara (“l’amara”), località nel deserto di Sur.
6Ed egli ha dato agli uomini la scienza
perché fosse glorificato nelle sue meraviglie.
7Con esse il medico cura e toglie il dolore,
8con queste il farmacista prepara le misture.
Certo non verranno meno le opere del Signore;
da lui proviene il benessere sulla terra.

9Figlio, non trascurarti nella malattia,
ma prega il Signore ed egli ti guarirà.
10Allontana l'errore, regola le tue mani,
purifica il cuore da ogni peccato.
11Offri l'incenso e un memoriale di fior di farina
e sacrifici pingui secondo le tue possibilità.
12Poi ricorri pure al medico, perché il Signore ha creato anche lui:
non stia lontano da te, poiché c'è bisogno di lui.
13Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani;
14anch'essi infatti pregano il Signore
perché conceda loro di dare sollievo
e guarigione per salvare la vita.
15Chi pecca contro il proprio creatore
cada nelle mani del medico.

Figlio, versa lacrime sul morto,
e come uno che soffre profondamente inizia il lamento;
poi seppelliscine il corpo secondo le sue volontà
e non trascurare la sua tomba.
38,16-23 Il lutto
Anche per il lutto e le sue manifestazioni vengono raccomandate moderazione e discrezione (il periodo usuale del lutto era di sette giorni, qui se ne consigliano uno o due, v. ).
17Piangi amaramente e alza il tuo caldo lamento,
il lutto sia proporzionato alla sua dignità,
un giorno o due per evitare maldicenze,
poi consólati del tuo dolore.
18Infatti dal dolore esce la morte,
il dolore del cuore logora la forza.
19Nella disgrazia resta il dolore,
una vita da povero è maledizione del cuore.
20Non abbandonare il tuo cuore al dolore,
scaccialo ricordando la tua fine.
21Non dimenticare che non c'è ritorno;
a lui non gioverai e farai del male a te stesso.
Ricòrdati della mia sorte, che sarà anche la tua:
ieri a me e oggi a te.
38,22 b Il testo ebraico reca: “ieri a lui, oggi a te”.
23Nel riposo del morto lascia riposare anche il suo ricordo;
consólati di lui, ora che il suo spirito è partito.

La sapienza dello scriba sta nel piacere del tempo libero,
chi si dedica poco all'attività pratica diventerà saggio.
38,24-34 I mestieri manuali
La descrizione dei mestieri, viva e concreta, sembra ispirarsi a un antico testo sapienziale egiziano, intitolato La satira dei mestieri, risalente al secondo millennio.
25Come potrà divenire saggio chi maneggia l'aratro
e si vanta di brandire un pungolo,
spinge innanzi i buoi e si occupa del loro lavoro
e parla solo di vitelli?
26Dedica il suo cuore a tracciare solchi
e non dorme per dare il foraggio alle giovenche.
27Così ogni artigiano e costruttore
che passa la notte come il giorno:
quelli che incidono immagini per sigilli
e con pazienza cercano di variare le figure,
dedicano il cuore a riprodurre bene il disegno
e stanno svegli per terminare il lavoro.
28Così il fabbro che siede vicino all'incudine
ed è intento al lavoro del ferro:
la vampa del fuoco gli strugge le carni,
e col calore della fornace deve lottare;
il rumore del martello gli assorda gli orecchi,
i suoi occhi sono fissi sul modello di un oggetto,
dedica il suo cuore a finire il lavoro
e sta sveglio per rifinirlo alla perfezione.
29Così il vasaio che è seduto al suo lavoro
e con i suoi piedi gira la ruota,
è sempre in ansia per il suo lavoro,
si affatica a produrre in gran quantità.
30Con il braccio imprime una forma all'argilla,
mentre con i piedi ne piega la resistenza;
dedica il suo cuore a una verniciatura perfetta
e sta sveglio per pulire la fornace.

31Tutti costoro confidano nelle proprie mani,
e ognuno è abile nel proprio mestiere.
32Senza di loro non si costruisce una città,
nessuno potrebbe soggiornarvi o circolarvi.
Ma essi non sono ricercati per il consiglio del popolo,
33nell'assemblea non hanno un posto speciale,
non siedono sul seggio del giudice
e non conoscono le disposizioni della legge.
Non fanno brillare né l'istruzione né il diritto,
non compaiono tra gli autori di proverbi,
34ma essi consolidano la costruzione del mondo,
e il mestiere che fanno è la loro preghiera.

Differente è il caso di chi si applica
a meditare la legge dell'Altissimo.


Note al testo

38,1-15 Il medico e la medicina
Sorprendente è l’apertura del Siracide nei confronti della medicina, vista come dono di Dio e manifestazione della sua provvidenza. La mentalità corrente, che attribuiva allora la malattia al peccato, sollecitava più il ricorso alla preghiera che alla medicina.
Il testo ebraico reca: “Fatti amico il medico per le sue prestazioni”.
38,5  L’acqua… fu resa dolce: allusione all’episodio narrato in Es 15,23-25, dove Mosè gettò nell’acqua un legno per rendere potabili le sorgenti di Mara (“l’amara”), località nel deserto di Sur.
38,16-23 Il lutto
Anche per il lutto e le sue manifestazioni vengono raccomandate moderazione e discrezione (il periodo usuale del lutto era di sette giorni, qui se ne consigliano uno o due, v. ).
38,22 b Il testo ebraico reca: “ieri a lui, oggi a te”.
38,24-34 I mestieri manuali
La descrizione dei mestieri, viva e concreta, sembra ispirarsi a un antico testo sapienziale egiziano, intitolato La satira dei mestieri, risalente al secondo millennio.