Siracide
I contenutiIl libro del Siracide è chiamato così dal suo autore, che in 50,27 viene presentato come "Gesù, figlio di Sira". Seguendo l'antica traduzione latina, esso viene anche indicato con il titolo di Ecclesiastico ("libro da leggere nell'assemblea"), perché l'opera era molto letta nella comunità ecclesiale, a motivo del suo ricco insegnamento sapienziale, rivolto a ogni categoria di persone e valido per le diverse situazioni della vita. Il libro non ha uno schema preciso, ma si apre su un ampio orizzonte che abbraccia i molteplici aspetti positivi e negativi dell'esistenza umana: l'amicizia, la morte, l'avarizia, il creato e i suoi elementi, il prestito, il governo, le donne, l'uso della lingua, il giuramento, l'adulterio, la libertà, i figli, la salute, il vino, i banchetti, gli schiavi, i viaggi, il lavoro intellettuale e quello manuale. Nella sua descrizione, il Siracide non si pone gli interrogativi angosciosi di Giobbe, né assume l'atteggiamento provocatorio di Qoèlet, ma presenta una visione serena del mondo e della vita, sorretta dalla presenza di Dio e dalla bontà della sua provvidenza. I cinquantuno capitoli di questo libro si possono così suddividere:
Prologo (del traduttore greco)
La sapienza guida la vita dell'uomo (1,1-23,28)
L'elogio della sapienza (24,1-42,14)
La sapienza di Dio nella creazione (42,15-43,33)
La sapienza di Dio nella storia d'Israele (44,1-50,29)
Preghiera di Gesù figlio di Sira (51,1-30).
Le caratteristiche
Nel proporre la sua riflessione, il Siracide rimane profondamente radicato nella tradizione religiosa dei padri, vedendo nella legge del Signore (la Torah) il fondamento e la fonte prima della vera sapienza, data a Israele (24,23-34). In ciò appare anche l'unicità d'Israele nei confronti della cultura ellenistica, con la quale doveva confrontarsi l'ebraismo del III-II sec. a.C. Nei cc. 44-50 gli antenati d'Israele fedeli a Dio sono presentati come testimoni esemplari di un'umanità guidata dalla sapienza, verso la sua piena realizzazione. Quelli, invece, che non furono fedeli, che cioè non seguirono la sapienza, vengono indicati come meritevoli del castigo e della punizione di Dio, che culminò nella distruzione di Gerusalemme e nell'esilio babilonese (47,19-25; 49,4-7). Nella rivelazione della sapienza, che pianta la tenda in Gerusalemme, la lettura cristiana vede la manifestazione che Dio fa di se stesso all'umanità nell'incarnazione di Gesù (24,1-22; Gv 1,1-18).
L'origine
L'autore probabilmente ha steso l'opera nei primi decenni del II sec. a.C. Il libro era destinato agli Ebrei che sperimentarono, nella loro terra, la dominazione dei Tolomei prima e dei Seleucidi dopo. Composto originariamente in lingua ebraica, il Siracide si è conservato completo soltanto nella versione greca (vedi il Prologo). Tra il 1896 e il 1964 sono stati ritrovati diversi manoscritti, prima al Cairo, poi presso il Mar Morto (Qumran e Masada), contenenti buona parte del testo originario ebraico. Il Siracide è un libro deuterocanonico.
NOTA EDITORIALE
Quando sul finire del I secolo d.C. venne stabilito il canone ebraico dei libri sacri, Il SIracide ne venne escluso e, di conseguenza, l'originale ebraico, non più letto in sinagoga, un po' alla volta andòperduto. Dalla fine del secolo XIX in poi, tuttavia, se ne sono riportare in luce ampie sezioni, attraverso manoscritti medievali trovati in Egitto, presso una sinagoga del Vecchio Cairo, e frammenti diversi scoperti in Palestina, e più precisamente a Qumran e Masada. Si è ininterrottamente conservata, invece, dall'antichità ad oggi, la versione greca del Siracide, della quale la Chiesa si è sempre giovata.
Tra i manoscritti greci alcuni conservano una forma testuale più corta (testo breve), mentre altri vi inseriscono qua e là aggiunte e amplificazioni (testo lungo). Allo stato attuale degli studi, il testo greco breve del SIracide è i considerato più autorevole dal punto di vista critico e per questo motivo esso era stato preferito nelle precedenti edizioni della traduzione italiana della Bibbia per l'uso liturgico (1971 e 1974). La Chiesa latina, però, ha costantemente privilegiato il testo lungo del Siracide: così nella Vetus Latina, nella Vulgata e oggi nella Vulgata (1979, 1986).
Il Santo Padre Giovanni Paolo II ha dichiarato la Nova Vulgata "tipica" soprattutto per l'uso liturgico. In questa terza edizione della Bibbia liturgicaitaliana è stato pertanto tradotto dal greco non il testo breve del Siracide, ma quello lungo. E' sembrato doveroso anche dare il giusto rilievo al testo breve, segnalandone al lettore l'estensione: per questo motivo esso viene stampatoin carattere tondo, mentre stanno in corsivo le aggiunte proprie del testo lungo. Le varianti più significative dell'ebraico vengono segnalate nelle note di commento. In un aooarato specifico a fondo pagina del testo, invece, sono riportate le varianti più significative con cui la Nova Vulgata (NVg) si distacca dal testo critico di uso più corrente curato da J. Ziegler, che è eguito nella presente traduzione.