Interconfessionale - Antico Testamento - Scritti - Giobbe - 17
Giobbe 17
«Il mio respiro si spegne, è giunta la fine;una tomba è pronta ad accogliermi.
non chiudo occhio per l’amarezza che provo.
Ti prego, o Dio, garantisci tu per me.
Nessun altro potrebbe darmi una mano.
perciò non permettere che essi trionfino.
5Sono come chi invita a banchetto gli amici
mentre i propri figli languiscono.
Sono preso di mira dalla gente,
tutti mi sputano in faccia.
sono diventato l’ombra di me stesso.
Questo sgomenta gli uomini retti,
l’innocente si indigna di fronte al malvagio.
e chi ha le mani pulite sarà incoraggiato.
10Vanno e vengono in continuazione,
ma non ne trovo uno che ragiona».
A Giobbe non resta che la tomba
11«I miei giorni passano,
i miei piani e i miei sogni svaniscono.
Gli uomini scambiano la notte con il giorno,
dicono che la luce è più vicina delle tenebre.
La mia dimora è nel mondo dei morti,
là sarò disteso nell’oscurità.
14Al sepolcro ho detto: “Tu sei mio padre!”
al verme ho detto: “Tu sei per me madre e sorella”.
Dove sei, ora, mia speranza?
Chi ti vedrà più?
assieme finiremo nella polvere».
Rimandi