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CEI 2008 - Antico Testamento - Libri Profetici - Isaia - 53

Isaia

53 1 Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
2È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
3Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
53,4 si è caricato delle nostre sofferenze: l’idea che la sofferenza di un uomo possa essere espiazione non per i suoi peccati, ma per quelli di altri, è nuova nell’AT. È ripresa nel NT per interpretare la morte di Gesù (vedi Rm 4,252Cor 5,21).
5Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
6Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l'iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
53,7  L’immagine dell’agnello è in riferimento al sacrificio (v. 10), ma anche alla docilità con cui il Servo subisce la persecuzione (vedi Ger 11,19). Nel Vangelo, Gesù è definito “agnello di Dio” (Gv 1,29).
8Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
9Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
10Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
53,11-12  vedrà la luce: anche se il testo non parla esplicitamente di risurrezione, la tradizione cristiana vede incluso in questa gloria l’evento della risurrezione di Cristo. Il concetto di “giustificazione” delle moltitudini è ripreso nelle lettere paoline (Rm 3,21-30; vedi anche Eb 5,7-10).
12Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.


Note al testo

53,4 si è caricato delle nostre sofferenze: l’idea che la sofferenza di un uomo possa essere espiazione non per i suoi peccati, ma per quelli di altri, è nuova nell’AT. È ripresa nel NT per interpretare la morte di Gesù (vedi Rm 4,252Cor 5,21).
53,7  L’immagine dell’agnello è in riferimento al sacrificio (v. 10), ma anche alla docilità con cui il Servo subisce la persecuzione (vedi Ger 11,19). Nel Vangelo, Gesù è definito “agnello di Dio” (Gv 1,29).
53,11-12  vedrà la luce: anche se il testo non parla esplicitamente di risurrezione, la tradizione cristiana vede incluso in questa gloria l’evento della risurrezione di Cristo. Il concetto di “giustificazione” delle moltitudini è ripreso nelle lettere paoline (Rm 3,21-30; vedi anche Eb 5,7-10).