CEI 2008 - Nuovo Testamento - Altre Lettere - Ebrei - 6
Ebrei
6 Perciò, lasciando da parte il discorso iniziale su Cristo, passiamo a ciò che è completo, senza gettare di nuovo le fondamenta: la rinuncia alle opere morte e la fede in Dio, la dottrina dei battesimi, l'imposizione delle mani, la risurrezione dei morti e il giudizio eterno.Quelli, infatti, che sono stati una volta illuminati e hanno gustato il dono celeste, sono diventati partecipi dello Spirito Santo
6,4-8
L’apostasia dalla fede non ha rimedio, perché con essa si rifiuta l’atto salvifico di Gesù, Figlio di Dio, la sua morte di croce, avvenuta una volta per sempre (10,26-31).
9Anche se a vostro riguardo, carissimi, parliamo così, abbiamo fiducia che vi siano in voi cose migliori, che portano alla salvezza. 10Dio infatti non è ingiusto tanto da dimenticare il vostro lavoro e la carità che avete dimostrato verso il suo nome, con i servizi che avete reso e che tuttora rendete ai santi. 11Desideriamo soltanto che ciascuno di voi dimostri il medesimo zelo perché la sua speranza abbia compimento sino alla fine, 12perché non diventiate pigri, ma piuttosto imitatori di coloro che, con la fede e la costanza, divengono eredi delle promesse.
Quando infatti Dio fece la promessa ad Abramo, non potendo giurare per uno superiore a sé, giurò per se stesso
6,13-20
L’esortazione prosegue nella forma di incoraggiamento e invito alla speranza avendo come modello la storia di Abramo, con il quale Dio si impegnò con un giuramento (al v. 14 si cita Gen 22,17). Il fondamento della speranza per i cristiani è Gesù Cristo, che è entrato nel santuario del cielo come sommo sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek (v. 20).
6,19
Il velo, nel santuario ebraico, separa la sala interna dal Santo dei Santi, dove entra il sommo sacerdote per il rito dell’espiazione (Lv 16,2.12.15).
Note al testo