Deuteronomio
Il titolo è la trascrizione di una parola greca che significa “secondo la legge”, nel senso che il Deuteronomio riprende con accenti nuovi e una impostazione generale diversa la legge dell’Esodo, aggiungendo anche nuovi materiali. Il libro si distacca sensibilmente dagli altri quattro del Pentatecuo perché si presenta come una raccolta di tre discorsi di Mosè (1, 1-4, 40; 4, 41-28; 69; 29, 1-30, 20), il quale, prima di morire, ricorda al popolo gli avvenimenti passati, che testimoniavano la predilezione di Dio per Israele da Lui scelto e protetto, per stimolare alla fedeltà all’alleanza del Sinai non per timore dei castighi divini, ma per gratitudine e amore. Gli ultimi eventi della vita di Mosè (
cc. 31-34) preparano il popolo alla conquista della terra promessa dal Signore ai patriarchi.
Il Deuteronomio, insieme con la letteratura profetica, ha dato vigoroso e decisivo impulso al monotoeismo morale dell’Antico Testamento, cioè alla fede in un Dio generoso nei suoi doni e fedele nelle sue promesse, che esige in ricambio una fedeltà spirituale e non puramente giuridica alla sua legge. All’amore dimostrato da Dio il popolo deve rispondere con un culto che comprende l’adempimento dei doveri morali e sociali.
Gesù fa appello al comandamento centrale del
Deuteronomio (6, 4-5) per proclamare l’amore di Dio e del prossimo come sommo comandamento divino, vertice e sintesi di tutto l’Antico Testamento e, alla luce del mistero di Cristo, il comandamento supremo per sempre.