CEI 2008 - Nuovo Testamento - Atti degli Apostoli - Atti degli Apostoli - 16
Atti degli Apostoli
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AT greco
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16
Paolo si recò anche a Derbe e a Listra. Vi era qui un discepolo chiamato Timòteo, figlio di una donna giudea credente e di padre greco:
16,1-5
Timòteo collaboratore di Paolo
Timòteo: 2Tm 1,5 ci dà il nome della madre, Eunìce, e della nonna, Lòide, ambedue cristiane.
Timòteo: 2Tm 1,5 ci dà il nome della madre, Eunìce, e della nonna, Lòide, ambedue cristiane.
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Paolo volle che partisse con lui, lo prese e lo fece circoncidere a motivo dei Giudei che si trovavano in quelle regioni: tutti infatti sapevano che suo padre era greco.
16,3
lo fece circoncidere: un gesto di rispetosa strategia missionaria in accordo con 1Cor 9,20.
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Attraversarono quindi la Frìgia e la regione della Galazia, poiché lo Spirito Santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia.
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Dopo che ebbe questa visione, subito cercammo di partire per la Macedonia, ritenendo che Dio ci avesse chiamati ad annunciare loro il Vangelo.
16,10
Cominciano qui le cosiddette sezioni con il “noi” (16,10-17; 20,5-15; 21,1-18; 27,1-28,16) che riportano soprattutto notizie su viaggi per mare. Secondo alcuni, l’autore del libro vuole dirci così che egli ha preso parte agli eventi; altri invece ritengono che egli inserisca qui testi di un testimone oculare; non manca chi vi vede soltanto un espediente letterario per dare vivacità e credibilità alla narrazione.
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Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli
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Ad ascoltare c'era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo.
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La folla allora insorse contro di loro e i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli
16,22
I missionari sono perseguitati in quanto Giudei, non perché cristiani. Paolo parlerà dei maltrattamenti subiti a Filippi (1Ts 2,2; vedi anche 2Cor 11,25).
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D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti.
16,26
Il terremoto manifesta l’intervento divino in risposta alla preghiera (vedi 4,31).
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Il carceriere si svegliò e, vedendo aperte le porte del carcere, tirò fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti.
16,27
Il carceriere poteva essere condannato a morte quando un prigioniero fosse fuggito per sua negligenza (vedi 12,19).
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Ma Paolo disse alle guardie: "Ci hanno percosso in pubblico e senza processo, pur essendo noi cittadini romani, e ci hanno gettato in carcere; e ora ci fanno uscire di nascosto? No davvero! Vengano loro di persona a condurci fuori!".