CEI 2008 - Nuovo Testamento - Atti degli Apostoli - Atti degli Apostoli - 19
Atti degli Apostoli
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CEI 2008
19
Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, scese a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli
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AtMentre Apollo si trovava a Corinto, Paolo attraversò le regioni montuose dell’Asia Minore e arrivò alla città di Efeso. Qui trovò alcuni *discepoli
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19,2e disse loro: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Gli risposero: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo".
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19,3Ed egli disse: "Quale battesimo avete ricevuto?". "Il battesimo di Giovanni", risposero.
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AtPaolo domandò loro ancora:
— Ma che battesimo avete ricevuto?
Quelli risposero:
— Il battesimo di Giovanni il Battezzatore.
— Ma che battesimo avete ricevuto?
Quelli risposero:
— Il battesimo di Giovanni il Battezzatore.
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19,4Disse allora Paolo: "Giovanni battezzò con un battesimo di conversione, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù".
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AtAllora Paolo spiegò loro:
— Battezzando, Giovanni invitava il popolo a cambiare vita e a credere in colui che doveva venire dopo di lui, cioè in Gesù.
— Battezzando, Giovanni invitava il popolo a cambiare vita e a credere in colui che doveva venire dopo di lui, cioè in Gesù.
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AtDopo questa spiegazione i discepoli di Efeso si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù.
Rimandi
19,5
battezzare nel nome del Signore Gesù At 2,38+.
Note al Testo
19,5-7
Come Atti 16,25-34 (vedi nota), anche l’episodio dei discepoli di Efeso si rivela come un modello di iniziazione cristiana, con una forte caratterizzazione del battesimo cristiano nei confronti di quello di Giovanni il Battezzatore, il precursore.
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19,6e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare.
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19,8Entrato poi nella sinagoga, vi poté parlare liberamente per tre mesi, discutendo e cercando di persuadere gli ascoltatori di ciò che riguarda il regno di Dio.
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19,9Ma, poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere, dicendo male in pubblico di questa Via, si allontanò da loro, separò i discepoli e continuò a discutere ogni giorno nella scuola di Tiranno.
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AtC’erano però alcuni che si dimostravano ostinati e si rifiutavano di credere; anzi, in pubblico, parlavano male della fede cristiana. Allora Paolo li abbandonò e separò nettamente i cristiani dalla sinagoga. Ogni giorno si metteva a discutere nella scuola di un tale che si chiamava Tiranno.
Rimandi
19,9
separazione At 13,46; 18,6-7; cfr. 2 Cor 6,17.
Note al Testo
19,9
fede cristiana (= via; dottrina): vedi nota a 9,2.
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Questo durò per due anni, e così tutti gli abitanti della provincia d'Asia, Giudei e Greci, poterono ascoltare la parola del Signore.
19,10
La permanenza a Èfeso va collocata negli anni 52-55 d.C. circa. Paolo stesso parla delle grandi possibilità missionarie che gli si erano aperte a Èfeso (1Cor 16,9) e accenna alle comunità sorte nella provincia di Asia (1Cor 16,19).
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19,12al punto che mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano e gli spiriti cattivi fuggivano.
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AtLa gente prendeva fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con Paolo, li metteva sopra i malati e questi guarivano. Anche gli *spiriti maligni uscivano dai malati.
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19,13Alcuni Giudei, che erano esorcisti itineranti, provarono anch'essi a invocare il nome del Signore Gesù sopra quanti avevano spiriti cattivi, dicendo: "Vi scongiuro per quel Gesù che Paolo predica!".
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AtAllora alcuni Ebrei che andavano in giro a scacciare gli spiriti maligni dai malati pensarono di servirsi del nome del Signore Gesù nei loro scongiuri. Dicevano agli spiriti maligni: «Nel nome di quel Gesù che Paolo predica, io vi comando di uscire da questi malati».
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At19,14Così facevano, ad esempio, i sette figli di un certo Sceva, Ebreo e capo dei *sacerdoti.
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19,16E l'uomo che aveva lo spirito cattivo si scagliò su di loro, ebbe il sopravvento su tutti e li trattò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e coperti di ferite.
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At19,16Poi l’uomo posseduto dallo spirito maligno si scagliò contro di loro e li afferrò: li picchiò con tale violenza che essi fuggirono da quella casa nudi e pieni di ferite.
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19,17Il fatto fu risaputo da tutti i Giudei e i Greci che abitavano a Èfeso e tutti furono presi da timore, e il nome del Signore Gesù veniva glorificato.
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AtTutti gli abitanti di Efeso, Ebrei e Greci, vennero a sapere questo fatto. Furono pieni di meraviglia e dicevano: «Il Signore Gesù è grande!».
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19,18Molti di quelli che avevano abbracciato la fede venivano a confessare in pubblico le loro pratiche di magia
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AtMolti di quelli che erano diventati cristiani venivano e riconoscevano davanti a tutti il male che avevano fatto.
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19,19e un numero considerevole di persone, che avevano esercitato arti magiche, portavano i propri libri e li bruciavano davanti a tutti. Ne fu calcolato il valore complessivo e si trovò che era di cinquantamila monete d'argento.
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At19,19Altri che avevano praticato la magia portarono i loro libri e li bruciavano davanti a tutti. Il valore di quei libri, secondo i calcoli fatti, era di circa cinquantamila monete d’argento.
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Dopo questi fatti, Paolo decise nello Spirito di attraversare la Macedonia e l'Acaia e di recarsi a Gerusalemme, dicendo: "Dopo essere stato là, devo vedere anche Roma".
19,21
PAOLO, IL TESTIMONE DI CRISTO (19,21-28,31)
-28,31 Dopo aver preso congedo dalle comunità da lui fondate, Paolo inizia un cammino che lo conduce prima a Gerusalemme e poi fino a Roma, nel contesto di una prigionia che gli dà modo di continuare l’opera di evangelizzazione nella forma della testimonianza a Cristo. Con Paolo a Roma il Vangelo giunge ai “confini della terra”, secondo il mandato del Risorto.
Verso Roma
-28,31 Dopo aver preso congedo dalle comunità da lui fondate, Paolo inizia un cammino che lo conduce prima a Gerusalemme e poi fino a Roma, nel contesto di una prigionia che gli dà modo di continuare l’opera di evangelizzazione nella forma della testimonianza a Cristo. Con Paolo a Roma il Vangelo giunge ai “confini della terra”, secondo il mandato del Risorto.
Verso Roma
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AtDopo questi fatti, Paolo decise di attraversare le province della Macedonia e della Grecia, e poi andare a Gerusalemme. Diceva: «Prima vado a Gerusalemme, poi dovrò andare anche a Roma».
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19,21
progetto di viaggio a Gerusalemme e a Roma At 23,11; Rm 1,13; 15,23; cfr. 2 Cor 1,15-16.
Note al Testo
19,21
All’interno del suo terzo viaggio missionario Paolo esprime il proposito di farne un altro, quello che lo porterà a Roma, città del suo martirio. L’espressione poi dovrò andare esprime la coscienza che i futuri avvenimenti sono voluti dal Signore.
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19,22Inviati allora in Macedonia due dei suoi aiutanti, Timòteo ed Erasto, si trattenne ancora un po' di tempo nella provincia di Asia.
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Fu verso quel tempo che scoppiò un grande tumulto riguardo a questa Via.
19,23-40
Sommossa degli orefici di Èfeso
Paolo accenna in 1Cor 15,32 e 2Cor 1,8 a difficoltà affrontate a Èfeso, ma forse si tratta di altri eventi.
Paolo accenna in 1Cor 15,32 e 2Cor 1,8 a difficoltà affrontate a Èfeso, ma forse si tratta di altri eventi.
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Un tale, di nome Demetrio, che era òrafo e fabbricava tempietti di Artèmide in argento, procurando in tal modo non poco guadagno agli artigiani,
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AtUn certo Demetrio, di professione orafo, fabbricava tempietti della dea Artèmide in argento: un mestiere che procurava agli artigiani un buon guadagno.
Rimandi
19,24
un buon guadagno At 16,16.
Note al Testo
19,24
Artèmide: è la dea della fecondità, molto venerata in Oriente.
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19,25li radunò insieme a quanti lavoravano a questo genere di oggetti e disse: "Uomini, voi sapete che da questa attività proviene il nostro benessere;
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At19,25Egli radunò gli orafi e tutti gli artigiani che facevano un mestiere del genere e disse loro: «Cittadini, voi sapete che questo lavoro è la fonte del nostro benessere.
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19,26ora, potete osservare e sentire come questo Paolo abbia convinto e fuorviato molta gente, non solo di Èfeso, ma si può dire di tutta l'Asia, affermando che non sono dèi quelli fabbricati da mani d'uomo.
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AtMa avete sentito dire che questo Paolo continua a ripetere che non sono divinità quelle che noi facciamo con le nostre mani. E così, ha convinto e portato fuori strada molta gente, non solo qui a Efeso ma in quasi tutta l’Asia Minore.
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19,27Non soltanto c'è il pericolo che la nostra categoria cada in discredito, ma anche che il santuario della grande dea Artèmide non sia stimato più nulla e venga distrutta la grandezza di colei che tutta l'Asia e il mondo intero venerano".
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At19,27Dunque c’è il pericolo che il nostro mestiere vada in rovina. Ma c’è di più: nessuno si interessa più del tempio della grande dea Artèmide; la dea che l’Asia e il mondo intero adorano perderà la sua grandezza».
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19,28All'udire ciò, furono pieni di collera e si misero a gridare: "Grande è l'Artèmide degli Efesini!".
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At19,28Sentendo questo discorso tutti si accesero di collera e si misero a gridare: «Grande è Artèmide, la dea degli Efesini!».
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La città fu tutta in agitazione e si precipitarono in massa nel teatro, trascinando con sé i Macèdoni Gaio e Aristarco, compagni di viaggio di Paolo.
19,29
compagni di viaggio: vedi 20,4.
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At19,30Paolo voleva presentarsi al popolo, ma i cristiani di Efeso non glielo permisero.
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19,31Anche alcuni dei funzionari imperiali, che gli erano amici, mandarono a pregarlo di non avventurarsi nel teatro.
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AtAnche alcuni funzionari della provincia dell’Asia, amici di Paolo, gli mandarono a dire di non andare al teatro.
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19,32Intanto, chi gridava una cosa, chi un'altra; l'assemblea era agitata e i più non sapevano il motivo per cui erano accorsi.
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At19,32Intanto, al teatro chi gridava una cosa chi un’altra. Nell’*assemblea vi era una grande confusione e la maggior parte della gente non sapeva neppure per quale motivo era andata là.
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19,33Alcuni della folla fecero intervenire un certo Alessandro, che i Giudei avevano spinto avanti, e Alessandro, fatto cenno con la mano, voleva tenere un discorso di difesa davanti all'assemblea.
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19,34Appena s'accorsero che era giudeo, si misero tutti a gridare in coro per quasi due ore: "Grande è l'Artèmide degli Efesini!".
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At19,34Ma appena si accorsero che era Ebreo, tutti cominciarono a gridare: «Grande è Artèmide, la dea degli Efesini!», e gridarono in coro per quasi due ore.
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Ma il cancelliere della città calmò la folla e disse: "Abitanti di Èfeso, chi fra gli uomini non sa che la città di Èfeso è custode del tempio della grande Artèmide e della sua statua caduta dal cielo?
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At19,35Alla fine il cancelliere della città riuscì a calmare la folla e disse: «Cittadini di Efeso, tutti sanno che la nostra città custodisce il tempio della grande dea Artèmide e che la sua statua è stata a noi donata dal cielo!
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19,36Poiché questi fatti sono incontestabili, è necessario che stiate calmi e non compiate gesti inconsulti.
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At19,36Nessuno al mondo può contestare questi fatti! State dunque calmi e non fate azioni imprudenti.
CEI 2008
19,37Voi avete condotto qui questi uomini, che non hanno profanato il tempio né hanno bestemmiato la nostra dea.
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At19,37Voi avete trascinato qui questi uomini, ma essi non hanno derubato il tempio e non hanno bestemmiato contro la nostra dea.
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19,38Perciò, se Demetrio e gli artigiani che sono con lui hanno delle ragioni da far valere contro qualcuno, esistono per questo i tribunali e vi sono i proconsoli: si citino in giudizio l'un l'altro.
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At19,38Può darsi che Demetrio e i suoi colleghi di lavoro abbiano qualche diritto da rivendicare contro qualcuno, ma per questo ci sono i tribunali e i giudici. Vadano dunque in tribunale a esporre le loro accuse.
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At19,39Se invece avete qualche altra questione da discutere, si deciderà in una assemblea legalmente costituita.
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19,40C'è infatti il rischio di essere accusati di sedizione per l'accaduto di oggi, non essendoci alcun motivo con cui possiamo giustificare questo assembramento". Detto questo, sciolse l'assemblea.
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At19,40Per i fatti di oggi, c’è il pericolo di essere accusati di aver provocato disordini. Non c’è nessun motivo che possa giustificare questa riunione». Con queste parole il cancelliere della città sciolse l’assemblea.