CEI 2008 - Antico Testamento - Libri Storici - Giosuè - 10
Giosuè
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NT greco
CEI 2008
10
Quando Adonì-Sedek, re di Gerusalemme, venne a sapere che Giosuè aveva conquistato Ai e l'aveva votata allo sterminio e che, come aveva fatto a Gerico e al suo re, aveva fatto ad Ai e al suo re, e che quelli di Gàbaon avevano fatto pace con gli Israeliti e si trovavano ormai in mezzo a loro,
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Il Signore li disperse davanti a Israele e inflisse loro una grande sconfitta a Gàbaon, li inseguì sulla via della salita di Bet-Oron e li batté fino ad Azekà e a Makkedà.
10,10
Viene descritto l’itinerario completo della fuga dei nemici: Israele insegue i re che fuggono verso la via della salita di Bet-Oron, a 617 metri di altezza e distante circa nove chilometri da Gàbaon. Dopo quattro chilometri giunge a Bet-Oron bassa (m. 299), continua lungo la valle di Àialon e va verso Azekà, diciotto chilometri dopo Àialon, e Makkedà, che finora non è stata identificata. Era questa la via principale che congiungeva la pianura occidentale con Gerusalemme, percorsa più volte da eserciti invasori.
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Mentre essi fuggivano dinanzi a Israele ed erano alla discesa di Bet-Oron, il Signore lanciò dal cielo su di loro come grosse pietre fino ad Azekà e molti morirono. Morirono per le pietre della grandine più di quanti ne avessero uccisi gli Israeliti con la spada.
10,11
lanciò dal cielo su di loro: Dio ha i suoi “serbatoi della grandine” che riserva per il giorno della guerra e della battaglia (Gdc 5,20; Gb 38,22-23). È questa la prima versione della battaglia, nella chiave iperbolica ed epica richiesta da una narrazione di guerra santa.
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Quando il Signore consegnò gli Amorrei in mano agli Israeliti, Giosuè parlò al Signore e disse alla presenza d'Israele:
"Férmati, sole, su Gàbaon,
luna, sulla valle di Àialon".
"Férmati, sole, su Gàbaon,
luna, sulla valle di Àialon".
10,12-13
Férmati, sole: seconda versione della battaglia, costituita dalle parole poetiche che Giosuè riprende dal libro del Giusto (v. 13), utilizzato ancora in 2Sam 1,18 e andato perduto. Per due volte egli chiede che il sole e la luna si fermino, rispettivamente, su Gàbaon e su Àialon, per riportare una piena vittoria sui nemici. Le parole non corse al tramonto un giorno intero (v. 13) danno, a commento del testo precedente, una terza versione del fatto, per sottolineare che il Signore combatteva per Israele (v. 14). In tono epico il testo vuole affermare che Dio può intervenire a favore del suo popolo attraverso fenomeni straordinari, mediante i quali manifesta la sua potenza.
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Giosuè in quel giorno conquistò Makkedà: passò a fil di spada la città e il suo re, li votò allo sterminio, con ogni essere vivente che era in essa; non lasciò alcun superstite e trattò il re di Makkedà come aveva trattato il re di Gerico.
10,28-43
Conquista della parte centro-meridionale della terra di Canaan
La conquista viene riferita rapidamente, con formule fisse e senza racconti di battaglie. Si tratta delle città di Makkedà, Libna, Lachis, Eglon, Ebron, Debir. Secondo altre tradizioni, Ebron fu conquistata da Caleb, e Debir da Otnièl, fratello di Caleb (vedi 14,13-15; 15,13-17; Gdc 1,12-13).
La conquista viene riferita rapidamente, con formule fisse e senza racconti di battaglie. Si tratta delle città di Makkedà, Libna, Lachis, Eglon, Ebron, Debir. Secondo altre tradizioni, Ebron fu conquistata da Caleb, e Debir da Otnièl, fratello di Caleb (vedi 14,13-15; 15,13-17; Gdc 1,12-13).
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Così Giosuè conquistò tutta la regione: le montagne, il Negheb, la Sefela, le pendici, con tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni vivente, come aveva comandato il Signore, Dio d'Israele.
10,40-43
Ricapitolazione deuteronomistica delle conquiste: abbraccia un territorio ben più ampio di quello che si ricava dai cc. 2-9.